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Audiolibri: ne avevamo bisogno?


Mi leggi una storia?
È una frase che tutti noi abbiamo ripetuto spesso da bambini, prima di imparare a leggere i libri per conto nostro.
Adesso sembra che questa frase stia tornando di moda, grazie a tutti quei lettori che si sono approcciati al mondo degli audiolibri (se preferite audiobook).

Non sono qui a negare l’importanza degli audiolibri per quelle persone che sono cieche, ipovedenti o che hanno problemi motori tali da non potersi permettere il lusso di maneggiare un libro o un ereader.
Gli audiolibri in questo caso sono molto utili, così come i libri in braille o come quelle persone generose che decidono di donare un po’ del loro tempo per leggere un libro a chi non è in grado di farlo.
Io desidero parlare di coloro che possono leggere ma preferiscono ascoltare un libro.
Ascoltare non significa leggere.
Le attività coinvolgono aree distinte del cervello e da esse derivano risultati differenti. È stato fatto un esperimento presso l’università di Waterloo in Ontario (Canada), dove è stato dimostrato che ascoltare un audiolibro non è come leggere un libro.

“L'esperimento si è così svolto: i partecipanti dovevano prima leggere in silenzio un estratto del testo dal monitor di un computer; in seguito è stato loro chiesto di leggerne un altro estratto ad alta voce; in ultimo, i partecipanti all'esperimento hanno semplicemente ascoltato una voce narrante che leggeva loro un terzo estratto dello stesso A Short History Of Nearly Everything.
Il grado di attenzione dei soggetti è stato misurato attraverso una finestra pop-up sullo schermo del computer al quale erano seduti, che appariva di tanto in tanto chiedendo loro in modo diretto se stessero o meno prestando, appunto attenzione.
La memoria di quanto assimilato dal testo è stata testata attraverso un breve quiz vero-falso al termine di ciascun estratto, mentre il grado di interesse suscitato tramite valutazione diretta dei singoli partecipanti.
Se siamo qui a parlarne, è evidentemente a causa del fatto che i risultati dell'esperimento hanno mostrato come in ogni soggetto il grado di attenzione, memoria ed interesse fosse nettamente più basso durante la fase di ascolto, rispetto alle fasi di lettura. Il che non è la scoperta dell'acqua calda, ma un modo di ricordarci cosa significa leggere.”
(Finzionimagazine)

Niente di nuovo sotto il sole.
Sappiamo tutti che leggere comporta attenzione, comprensione, memorizzazione e un sacco di altre attività che l’ascolto non ha in sé.
È lo stesso motivo per il quale, a scuola, prendiamo appunti: senza di essi la lezione non si assimila.

Altri motivi per cui un audiolibro è inutile, se si è in grado di leggere un libro, sono questi:
-la voce narrante non è sempre convincente
-il narratore non segue mai la nostra velocità ideale di lettura
-non è possibile tornare su alcuni passi della storia, fare approfondimenti o magari sottolineare i passaggi più importanti
-il mercato degli audiolibri è scarsissimo
-è facile perdere il filo della “lettura”.

Ma non ho ancora affrontato il problema principale.
A chi spettano i costi di un audiolibro? Non alla casa editrice, come magari avrete pensato, ma all’autore del libro.
L’autore deve trovare una voce narrante, deve pagare la lettura di ogni singola cartella, le registrazioni del file, la musica di sottofondo che può essere eventualmente usata e la distribuzione nei singoli negozi.
La casa editrice (qui parlo di tutte le case: a pagamento, no eap e self) prende insieme al negozio circa l’80% dei guadagni.
Ah sì, ma quanto costa un audiolibro?
Ancora non ve l’ho detto.
Un audiolibro medio (intendiamo fra le 150 e le 200 pagine cartacee o digitali) costa 4000 euro. Alla faccia del...