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L'orto fascista


TITOLO:
L’orto fascista
AUTORE:
Ernesto Masina
GENERE:
Narrativa
CASA EDITRICE:
Pietro Macchione editore

Trama:
1943.
L’occupazione tedesca è arrivata sino a Breno, paese dell’alta Valcamonica.
In occasione dell’inaugurazione dell’ “Orto Fascista”, elevato a simbolo della
grandezza del Regime, i piccoli gerarchi di paese si mettono in mostra con la loro ridicola smania di esibizionismo.
Nel paese si muovono i personaggi di una tragicommedia: il farmacista incallito donnaiolo; il parroco affetto da satiriasi; il suo coadiutore: un vecchio sant’uomo devoto solo a Dio ed al suo parroco; la maestra compiacente verso i gerarchi fascisti per favorire la carriera del marito; i bambini e tanti altri strani personaggi.
Un gruppo di paesani si uniscono per compiere un attentato: far saltare in aria la vettura che i tedeschi usano nei loro veloci spostamenti tenendo sotto controllo tutta la valle.
Vorrebbe essere quasi una goliardata ma purtroppo ci scappa il morto...

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Ernesto Masina è stato una bella scoperta.
La fantasia arguta di Vitali e la penna coraggiosa di Guareschi unite in una sola persona.
La storia che Ernesto racconta prende spunto dall’Orto Fascista, anche noto come Orto di Guerra, un invito fatto da Mussolini nel 1941 ai comuni che dovevano affidare delle aree di terreno al popolo per la coltivazione pubblica in modo da accrescere la produzione e sfamare i cittadini in difficoltà.
L’autore usa questo fatto storico come base della sua storia, per raccontare con uno stile narrativo scorrevole, profondo ma non noioso una delle guerre più orribili che il mondo ricorda e per creare uno spaccato dell’Italia di quegli anni bui che oggi purtroppo si tendono a dimenticare.
Il ritratto che ne esce fuori è dolceamaro, con una punta di sottile ironia.
In una rosa di personaggi indimenticabili, presentati uno ad uno e poi mescolati come gli ingredienti di una macedonia, si intrecciano storie dolorose e coraggiose che lasciano il segno nel lettore.
Mi è piaciuto molto il finale, quasi un richiamo al bellissimo film di Rossellini “Roma città aperta”.
Rileggerei questo libro? Sì!