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Il segreto della cappella (Serie di Owen Archer vol. 2)


TITOLO: Il segreto della cappella (Serie di Owen Archer vol. 2)
AUTORE: Candace Robb
GENERE: Giallo storico
CASA EDITRICE: Piemme

Trama:
Anno del Signore 1365.
Nella città di York un macabro delitto insanguina il giorno del Corpus Christi: mastro Crounce, mercante di lana, viene ucciso nei pressi della cattedrale, la mano destra mozzata. A far luce sul caso è chiamato Owen Archer, costretto a separarsi dalla giovane moglie per rispondere all'appello dell'arcivescovo.
Tutti gli indizi sembrano condurre al socio in affari della vittima. Ma ben presto Owen scopre che dietro quell'assassinio si nasconde una fitta rete di intrighi e tradimenti che, partendo dalla potente corporazione dei merciai, coinvolge le più alte sfere del regno e gli interessi della stessa Corona…

Il secondo libro è sempre il più difficile da scrivere, per ogni autore.
Anche questo romanzo non si sottrae all’equazione: è bello, avvincente, ma all’inizio bisogna seguirlo per bene perché l’autrice fa un po’ fatica a decollare con la narrazione. 
Abbiamo subito due vittime, entrambe morte in circostanze misteriose: mastro Crounce e mastro Ridley.
E abbiamo Jasper, un ragazzino orfano che ha suo malgrado assistito al primo omicidio e che deve salvarsi la vita dagli assassini.
Qui entrano in gioco Owen e Lucie che prendono Jasper sotto la loro ala protettiva, complice l’aiuto di Magda la donna del fiume, ma il vero cuore del romanzo è un altro.
A seguire le indagini di Owen infatti questa volta ci si annoia un po’, perché si intuisce che non conducono da nessuna parte.
Il reale protagonista del libro è infatti l’arcivescovo Thoresby: è seguendo le sue vicende a corte, vicende che coinvolgono l’anziano e collerico re Edoardo III e la sua giovane amante, la perfida Alice Perrers, che finalmente si dipana la matassa.
Mi è piaciuto l’approfondimento che l’autrice ha voluto fare sul personaggio di Thoresby, penso che senza di esso il libro sarebbe risultato meno avvincente del primo e invece anche questo romanzo merita un giudizio positivo.
Lo rileggerei? Sì.