Recensioni e post

E c'è chi quella cosa...


La cosa.
Qual è la cosa? Semplicissimo: la recensione o la segnalazione di un libro!
Siete lettori di un blogger che parla di libri, quale poteva essere l’argomento del post se non questo?

In questo post off topic che di sicuro attirerà su di me svariati strali (di cui non me ne frega un cazzo) ho intenzione di parlare di un fenomeno che coinvolge una bella fetta di bookblogger oltre che di negozi (ma qui non parlerò di negozi): la mancanza di imparzialità.
È un fenomeno che per fortuna non coinvolge tutti i bookblogger ma negare che esista sarebbe decisamente ipocrita.
E siccome gli scrittori non possono parlarne apertamente, pena l’essere cancellati dall’intera sfera dei bookblogger, ora comincerò con lo spiegarvi come funziona.



I bookblogger, come tutti i blogger di settore, si dividono in due fazioni: i solitari, che pagano lo scotto della loro professionalità con un adeguato isolamento, e i gruppi.
I gruppi sono delle entità semidivine, non si sa bene in che momento nascono ma si sa dove: sui social, soprattutto su Facebook.
Persone che spesso si conoscono anche nella vita reale formano gruppetti più o meno nutriti di blogger con i quali condividono gusti e simpatie e da lì partono.
La fase numero uno è una policy più o meno uguale per tutti: stessi generi, stesso modo di recensire, stessi voti.

Poi vanno a caccia di autori, sempre sui social o tramite altri blog, con messaggi allettanti del tipo “con me avrai una recensione 5 stelle su Amazon”, “se ti fai segnalare da me posso offrirti tutto un bel pacchetto” e via dicendo.
Accalappiato l’autore di turno c’è una fase successiva, la scrematura.
Se l’autore risulta abbindolabile e attira altri autori nella rete, diventa amico di questi bookblogger e tutti, ma proprio tutti i membri del gruppo, si adoperano a recitare lo stesso copione: cover reveal (svelamento della copertina, qualcosa di molto stupido), video trailer o cards, anteprima, segnalazione a tappeto, recensione 4 stelle se va male o 5 stelle che finisce direttamente su Amazon o in altri negozi il giorno stesso in cui esce il libro.
Così l’autore amico si trova catapultato nella top ten dei “giusti” e il gioco è fatto.

Se invece l’autore non risulta simpatico a questi gruppi, il trattamento è diverso.
L’autore viene trattato in modo sprezzante, spesso non riceve nemmeno una risposta alle sue richieste di segnalazione o recensione e se per caso qualcuno di questi bookblogger accetta di collaborare con lui il libro viene recensito in modo negativo senza un reale motivo.
Recensioni che poi finiscono nei negozi on line, causando la caduta dell’autore malcapitato.

Ma attenzione: comprare un libro che ha reso 10, 20, 50 recensioni a 5 stelle in meno di una settimana dall’uscita e queste recensioni sono tutte “bello, mi ha emozionata, mi ha cambiato la vita”, “bellissimo, meraviglioso, stupendo” non è garanzia che sia un buon libro.
Così come scartarne uno che ha preso recensioni a 1 o 2 stelle non vuol dire essere stati furbi e aver scansato un pessimo libro.
Il sistema delle recensioni ha un peso psicologico, occorre saper giudicare con la propria testa. Quante volte infatti io dico “questo libro non mi è piaciuto” ma vi invoglio lo stesso a leggerlo?
Lo faccio perché non voglio che il mio giudizio possa influenzare, perché non sono una di quelle persone che (come succede a molti bookblogger) hanno un ritorno monetario in base al numero di copie di libri che riescono a far acquistare.

Perché scrivo questo?
Perché sono convinta che se una persona si assume l’incarico (gratis, voglio ricordare, almeno io non ho mai chiesto e mai chiederò compenso) di presentare e recensire libri non può considerarlo un gioco, né un sistema di raccomandazioni, copie gratuite, soldi passati sottomano e leccate di culo.
Se si decide di intraprendere la strada del bookblogger bisogna avere chiaro che si gioca con la pelle e la professione di altre persone e che non è divertente innalzarle o farle sprofondare solo per il proprio piacere. 

Ormai essere bookblogger è come essere un influencer e la domanda che una persona che vuole diventare bookblogger deve porsi è questa: voglio essere un influencer professionale, serio, che mantiene i suoi impegni ed è imparziale anche a costo di non essere molto popolare oppure preferisco essere un lettore superficiale che non conosce la differenza fra un libro scritto bene e un foglio di carta igienica ma segue il gruppo per avere tantissimi amici e perché tanto “tutto fa brodo”?