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Avanrem




TITOLO: Avanrem
AUTORE:
Rosario Adriano Orlando
GENERE:
Narrativa /Thriller
CASA EDITRICE:
Elison publishing

Trama:
L’assenza misteriosa di Nicolò al centro di Torino, spingerà Ester nella ricerca incessante del fratello, conducendola sino alla verità.
Rimasta sola, senza più risposte ormai, affronterà le incertezze con coraggio, muovendo gli eventi del racconto tenendo tutti col fiato sospeso, vivendo la trama tra il passato e il presente in una dimensione onirica verso un viaggio sconosciuto ricco di emozioni, e in parte intriso da spunti e riflessioni; quasi sotto acqua rispecchiandosi nella fragilità umana attraverserà i ricordi e la felicità perduta.
L’amore e l’incontro con Cesare inoltre uniranno le speranze di Ester, che abbandonandosi alla casualità, senza potere sfuggire alle occasioni, troverà le risposte che cercava, dove la realtà spesso si confonderà con l’immaginazione.
Al di fuori della città poi, il divenire raggiungerà la soglia d’equilibrio che appeso ad un filo, collegherà per sempre i sogni alle diversità.


Il libro, meno di centocinquanta pagine, è un thriller dalla trama interessante dove i messaggi inseriti nelle bottiglie di vetro sono la pista che guida Ester nella difficile ricerca di suo fratello Nicolò scomparso in circostanze misteriose.
L’idea c’era, ma ciò che è avvenuto durante la narrazione non mi è piaciuto molto.
Perché ciò che all’apparenza sembrava un thriller si è trasformato in un racconto LGBT dove però il protagonista Nicolò non lotta per i suoi diritti, non fa coming out, non ha il coraggio di mostrarsi alla luce del sole con il suo compagno Joe.
Semplicemente scappa, sparisce, per arrivare a un finale dolceamaro dove sì, è chiaro che si dichiarerà ma...
Ma niente, è tutto un po’ forzato, a volte edulcorato.
In anni come i nostri dove la metà del cielo rainbow è visibile anche dalla luna, mi sarei aspettata un libro dove l’omosessualità è vissuta come normalità e non come qualcosa di drammatico.

Suo fratello minore Nicolò, era misteriosamente scomparso da qualche giorno, e il divano dove solitamente stava a bivaccare nelle sue solite occasioni di evasione dai doveri, saltando dai Simpson, agli episodi di Willy, il Principe di Bel-Air, rimaneva solitario, e in quel momento
un’ombra sembrava avesse preso il suo posto, riflettendosi sui vetri delle finestre diventati grigi in quella casa al centro di Torino.

Sullo stile posso dire che ci sono troppe virgole che rendono la lettura faticosa, a volte ci sono errori nella consecutio e ci sono anche troppe citazioni di film, canzoni e serie tv.
Peccato, mi sarei aspettata di meglio.
Lo rileggerei?
No.

Precisazione finale: il libro non è un romanzo, ma un racconto proprio per la sua brevità. Tutte le opere letterarie che stanno sotto le 150 pagine, di norma si considerano racconti.