Ritorno a parlare di editoria.
Mi sono accorta che a volte c’è
confusione fra i termini da usare e così ho pensato di cercare di fare un po’
di chiarezza con questo piccolo post.
Iniziamo col definire la figura dello scrittore.
Dal vocabolario: “chi si dedica all’attività letteraria; chi compone e
scrive opere con intento artistico.”
Lo scrittore è uno scrivano che adopera lettere, parole, frasi,
paragrafi e personaggi per rappresentare un mondo reale o fittizio.
Non utilizza altro linguaggio e la sua competenza, per quanto estesa
grazie all’immaginazione, è limitata al creare storie.
Lo scrittore si dedica all’attività letteraria trasformandola in arte,
fa del proprio romanzo un pezzo unico e distinguibile.
Lo scrittore, per definizione secolare, è quindi legato alla creazione
di libri (che poi, però, devono essere pubblicati).
C’è poi lo scrittore di testi.
Sì, sembra una questione di lana caprina ma non è così. Sono le
sottigliezze a fare le differenze, in fin dei conti.
Lo scrittore di testi è colui che scrive, ma non scrive libri.
Fra essi vi sono i parolieri, i ghostwriter (cioè coloro che scrivono
libri su idee, dettature o bozze già ideate da terze persone), gli scrittori di
guide turistiche, di libri di cucina, di manuali, di racconti che poi trovate
sui magazine, gli sceneggiatori e tanto altro ancora.
Viene quindi il poeta che, per definizione, è quella persona che
crea e scrive poesie.
Come per lo scrittore, anche le opere del poeta devono essere
pubblicate e usufruite dal pubblico leggente.
C’è il narratore, che ha tre funzioni.
Può essere una persona che narra, oralmente o per scritto, vicende e
fatti realmente accaduti o anche storie inventate.
Può coincidere con la figura dell’autore di opere narrative, scrittore
di romanzi e racconti.
Nella critica letteraria invece è il personaggio che racconta o
commenta gli avvenimenti narrati, restandone estraneo oppure prendendo parte ad
essi, e si identifica con l’autore soltanto nelle opere autobiografiche.
E infine arriva l’autore.
L’autore è chi ha dato vita a qualcosa che può essere un’opera
letteraria, d’arte, una creazione culinaria, un brano musicale, un edificio...
Insomma, la parola autore indica quella persona che dal nulla ha
concepito qualcosa che prima non c’era.
Attenzione, però, che questo termine viene anche usato in campo
giudiziario per indicare un soggetto dal quale si deriva un diritto
oppure il responsabile di un reato.
Tutto chiaro?
Spero di sì, perché io passo alla seconda parte del post dove voglio
spiegarvi le diverse tipologie di case editrici.
Le case più note sono le case editrici tradizionali, chiamate
anche case editrici a pagamento.
Sono i colossi dell’editoria e hanno dei contratti molto rigidi, che
sempre implicano la rinuncia dei diritti sull’opera da parte dell’autore (il
tempo varia a seconda del contratto).
Per vedere pubblicate le proprie opere gli autori, in particolare
quelli esordienti, devono contribuire con somme di denaro che variano a seconda
dei contratti e comprare anche delle copie del libro per “ammortizzare”
l’impatto dei costi di pubblicazione che la casa editrice deve sostenere.
Seguono poi le case noeap (non a pagamento) e le case self
(per esempio Kindle Direct Publishing, Kobo, StreetLib, Youcanprint,
Ilmiolibro.it)
Entrambe non richiedono alcun contributo in denaro da parte dell’autore
e pongono le loro condizioni in base ai contratti.
Qual è la differenza?
Che le case noeap si basano molto sullo standard di quelle tradizionali
e preferiscono quindi occuparsi in toto della realizzazione dell’opera
chiedendo anche la rinuncia dei diritti d’autore (non tutte), mentre le self
lasciano più libertà di scelta all’autore che è proprietario sempre dei suoi
diritti ed è libero di decidere se e quando usufruire di determinati servizi
offerti dalla casa editrice o se avvalersi di una squadra esterna (che si
occupa di grafica, revisione, correzione...) e usufruire quindi dei basilari
servizi di pubblicazione.
In ultimo arrivano le piattaforme di distribuzione (le più note,
in Italia, sono Kataweb e Lulu).
Non sono case editrici, sono solo piattaforme dove l’autore carica le
sue opere che vengono vendute solo lì.
E con questo post, spero di aver aiutato autori, lettori e curiosi a
orientarsi meglio nell’intricata terminologia editoriale.