TITOLO: Bloodshed
AUTORE: Raffaele Scotti
GENERE: Giallo/Thriller
CASA
EDITRICE: Kataweb
Trama:
Un
misterioso assassino replica i delitti contenuti nelle storie disegnate da
Carlo Rebo, in arte Cerbero, un famoso fumettista. Quando la polizia inizia a
indagare, l’unico sospettato sembra essere proprio il disegnatore.
Nonostante
questo, Cerbero continua il suo lavoro e comincia a fare strani sogni che lo
porteranno a realizzare la sua graphic novel di maggior successo, Bloodshed…
Eccomi a recensire un altro romanzo di
Raffaele Scotti.
Stavolta si tratta di un thriller, anche
se secondo me è più un noir con qualche omaggio alla cultura pop, letteraria, cinematografica
e fumettistica degli ultimi decenni.
Questi omaggi li troviamo nelle
citazioni che l’autore pone all’inizio del libro e poi di ogni capitolo.
È una scelta ad hoc, che aiuta il
lettore a immergersi nella lettura, e che si cala perfettamente nello stile
dell’autore.
I protagonisti assoluti della storia
sono due: Carlo alias Cerebro e il misterioso assassino che uccide riproducendo
in modo minuzioso le morti dei personaggi che Carlo disegna nelle sue graphic
novel.
Gli altri personaggi, seppure presenti,
rimangono giustamente in secondo piano: sono importanti, sono presenti però non
offuscano mai i due protagonisti.
Carlo si improvvisa così investigatore,
dopo i terribili omicidi di cui è suo malgrado spettatore e anche sospettato, e
si immerge in un mondo oscuro dove niente è come sembra e dove deve cercare
molto in fretta di capire chi ha deciso di mettere in scena questi macabri
omicidi.
“Il fatto che sia un mio lettore è buffo, trovi?” chiede Carlo a
Diego che alza le spalle.
“Ho a che fare con la morte tutti i giorni, credo che sia una specie
di deformazione professionale” risponde Teo.
Carlo sorride ma è una risata forzata. Crede poco all’interesse
artistico nei suoi confronti da parte di un investigatore della Polizia di
Stato.
La storia mi è piaciuta, devo dire che
rispetto al romanzo “Aurora” Raffaele Scotti è cresciuto ed è migliorato nella
gestione narrativa che non presenta momenti di noia e scorre con un buon ritmo
fino a un finale che mi ha colpita in modo decisamente positivo.
Il personaggio che tuttavia mi ha convinta
di meno è stato quello di Nadia che ha la funzione di “guidare” Carlo, i
personaggi del libro e anche il lettore nello svolgimento della lettura e nel
sistemare i vari indizi: secondo me la storia si poteva sviluppare lo stesso
anche senza di lei.
Come insegna Agatha Christie, di
investigatore ne basta uno e in questo libro c’era già Carlo.
Bastava dargli più fiducia.
Altra nota negativa, del tutto
personale, l’uso del tempo presente indicativo.
Purtroppo toglie il piacere
dell’immedesimarsi nella storia e rende la lettura più difficile.