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La reliquia rubata (Serie di Owen Archer vol. 3)


TITOLO: La reliquia rubata (Serie di Owen Archer vol. 3)
AUTORE: Candace Robb
GENERE: Giallo Storico
CASA EDITRICE: Piemme

Trama:
Città di York, anno del Signore 1366.
Suor Joanna fugge dal convento di St. Clement recando con sé una preziosa reliquia.
Spera di venderla, ricavandone il denaro necessario a finanziare il proprio viaggio alla ricerca del fratello di cui non ha più notizie. Ma la febbre la uccide non appena raggiunge la casa del suo potenziale acquirente, Will Longford.
Un anno più tardi, Joanna riappare inspiegabilmente alla porta di Longford.
È tornata, dice, per volontà della Vergine: la reliquia va restituita al convento dove anche lei, Joanna, aspira a fare ritorno. L'arcivescovo di York incarica Owen Archer delle indagini sul conto della monaca, nel tentativo di fermare la scia di morte che sembra averla seguita dall'aldilà.

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A dispetto delle recensioni positive che potrete trovare in rete su questo libro, la mia è una recensione che va controcorrente.
Può darsi che io sia una lettrice con aspettative molto alte, o forse una che non si sofferma alla superficie delle cose, ma ho percepito in questo terzo romanzo della serie un’enorme fatica nel progredire. 
Al punto che, com’è accaduto ai tempi di Harry Potter, ho pensato seriamente che l’autrice fosse stanca e volesse abbandonare la saga ma per motivi editoriali non avesse potuto farlo. Ecco così un romanzo faticoso, lento, spesso troppo ingarbugliato.
Ed è un romanzo dove il protagonista Owen Archer non ha spazio, se non nell’ultimissima parte del libro. Uno spazio comunque marginale.
Per darvi un’idea, è come leggere un giallo di Poirot dove Poirot non risolve un bel nulla.
A chi è dato allora tutto lo spazio della narrazione?
A Lucie, la moglie di Owen, e Joanna, la folle suora non più vergine (a dire il vero è proprio una poco di buono) ladra di reliquie e cospiratrice di assassinii.
Per quanto l’autrice sia una studiosa di storia medievale, ho notato che si è presa un po’ troppe libertà nel voler creare queste donne “girl power”, troppo audaci e indipendenti per l’epoca.
Militano molto anche i personaggi secondari, rendendo sempre più paludosa la lettura.
La cosa veramente peggiore però è che si intuisce già nelle prime cinquanta pagine cos’è successo e per le restanti si aspetta un colpo di scena che non c’è per arrivare già a quello che si era capito.
Rileggerei questo libro? No.