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Gli eroi son tutti giovani e belli di Francesca Giannone




TITOLO: Gli eroi son tutti giovani e belli
AUTORE:
Francesca Giannone
GENERE:
Narrativa
CASA EDITRICE:
Abel books

Trama:
Cresciuto in Salento negli anni del secondo dopoguerra, Edoardo ha conosciuto in suo padre l’orgoglio del lavoro nei campi, lo sdegno di fronte ai rapporti di forza, la lotta politica e il suo tributo di sangue.
Trent’anni dopo – gli anni di Piombo – Edoardo paga col carcere un attentato fallito.
Qui, col pensiero fisso a sua madre e alla sua donna, Claudia, si fa sedurre da promesse facili di libertà e di ricchezza. Entra nel sindacato, nella zona grigia tra la legalità e il crimine organizzato, al soldo della Sacra Corona Unita.
A spingerlo a tanto, a violare la memoria del padre e il suo sacrificio estremo alla ricerca di giustizia sociale – un sacrificio di cui Edoardo bambino fu testimone, e che ha ancora impresso negli occhi – è paradossalmente la volontà di riscatto. Ma a realizzarlo può essere solo il denaro...
Un romanzo di (de)formazione che si muove tra le età dell’innocenza e dell’esperienza, una parabola in cui il risarcimento ai Padri diventa inscindibile dal loro tradimento.
Qual è il prezzo del riscatto? Per Edoardo è la perdita: degli amici e della donna che ama.
Ed è il tradimento: degli ideali che aveva ereditato e per cui si era battuto.


Un libro ambizioso, che già nel titolo fa riferimento a un grande cantautore del panorama italiano: Gli eroi son tutti giovani e belli è infatti un non velato omaggio alla canzone La locomotiva di Francesco Guccini.
La storia narrata è quella di Edoardo Rizzo, nato nel secondo dopoguerra nelle terre dell’Arneo, in Salento.
Sin dalla prima infanzia Edoardo vive sulla propria belle eventi drammatici, come l’occupazione dell’Arneo da parte dei contadini desiderosi di ottenere il proprio riscatto sociale.
Negli anni che seguono la sua crescita, Edoardo si trova diviso tra due fronti: quello personale, che lo lega al padre, alla famiglia e alla storica fidanzata Claudia, e quello sociale che lo porta ad essere al centro di situazioni limite in cui cercherà sempre di emergere in nome di un riscatto che non riuscirà mai a ottenere se non alla fine della storia.

Edoardo la fissò: lo aveva tradito, si era venduta a un uomo che lui disprezzava, lo aveva lasciato nel momento più difficile della sua vita, quando avrebbe avuto bisogno di lei come mai prima... eppure si rese conto in quel preciso istante, guardandola raggomitolata e persa, che proprio non
ci riusciva, a odiarla.

Il libro più che la storia personale di Edoardo vuole essere la spietata e lucida fotografia della realtà italiana fra gli anni Cinquanta e Ottanta e infatti l’autrice inserisce dentro tutti i temi possibili: la crescita sociale, le differenze fra Nord e Sud Italia, l’aborto, la mafia, la vita sregolata, la droga.
L’autrice opta per tre piani narrativi relativi a decenni diversi (anni Cinquanta, Settanta e Ottanta) e sceglie anche due forme narrative diverse.
Gli anni dell’infanzia sono raccontati da Edoardo in prima persona, per gli altri l’autrice utilizza la terza persona.

La verità la disse solo a me, quando diventai abbastanza adulto da poter capire.
È che lei un altro figlio proprio non lo voleva.
Mi amava tantissimo, ero la gioia della sua vita, e guai a chi si fosse azzardato a sostenere il contrario, ma bastava il pensiero di affrontare tutto quel trambusto daccapo a svuotarla all’improvviso di ogni energia.

La scelta non mi è piaciuta.
Sono dell’idea che quando si scrive un libro bisogna scegliere una linea narrativa e portarla avanti.
Leggere una storia in terza persona e poi passare alla viva voce del protagonista è alienante, non aiuta la comprensione delle vicende e costringe a saltare da un piano all’altro.
Un’altra cosa che non ho apprezzato molto è stata la vastità delle tematiche affrontate: con tutto il materiale che l’autrice aveva in mano avrebbe potuto creare più libri e sarebbero stati tutti molto belli.
Lo rileggerei? Non lo so.