Non mi piace molto discutere con le persone, però a volte è necessario.
Lo è ancora di più se si tratta di libri.
In questo ultimo periodo ho avuto una discussione con una blogger che
sta tentando di entrare nel mondo dei bookblogger ma che non ha gli strumenti e
la preparazione necessaria per farlo.
Questa blogger aveva recensito un libro e alla fine della sua
recensione aveva fatto un giochino alquanto infantile e poco professionale: la
“caccia all’incongruenza”, ovvero aveva invitato i lettori a comprare il libro
per trovare un’incongruenza che lei diceva di aver visto nel libro.
Premetto che il tale libro è stato letto e recensito non solo da me ma
anche da altri lettori e bookblogger: viene naturale domandarsi come mai la sola
lettrice che ha notato l’incongruenza sia stata proprio quella blogger.
Forse perché l’incongruenza non esiste.
Comunque non è il libro a essere il centro del post.
È un certo modo di fare le recensioni.
Le recensioni, questo lo sappiamo, sono dei testi valutativi in parte
tecnici e in parte derivati dal giudizio personale di chi esprime la
valutazione.
Possono essere positive o negative, più o mento lunghe, più o meno
critiche.
Non mi piacciono le recensioni massacro, quelle che nascono apposta per
trovare l’incongruenza, il refuso, l’errore e segnalarli uno per uno.
Ora, è giusto che nel caso in cui sia vero che ci siano un recensore
possa dire “c’è qualche refuso”, “ho trovato errori tecnici, di stampa o
grammaticali” o ancora “c’è un’incongruenza” ma il suo compito di segnalare
difetti di questo genere inizia e termina qui, non propone “il gioco del cerca
e trova”.
La recensione non è una caccia all’errore, non è un gioco al massacro.
Scrivere una recensione è sempre difficile, perché spesso una
recensione può influenzare i gusti del pubblico e quindi bisogna essere
professionali e bisogna ricordarsi che dietro un libro (ma vale poi per tutto
ciò che può essere recensito) ci sono una o più persone che hanno creato quel
prodotto, hanno faticato e investito sogni e speranze.
Ci può stare qualche svista e qualche sbaglio.
Perché?
Facile, perché solo chi non fa niente dalla mattina alla sera non
sbaglia mai.