TRAMA
«Non era un uomo, eppure era molto simile all’uomo». E allora cosa è l’individuo gentile e fragile che si fa passare per cittadino britannico, nascondendosi dietro il nome altisonante di Thomas Jerome Newton, che accumula in breve tempo una vera e propria fortuna grazie a invenzioni geniali e inaudite, che vive in solitudine quasi completa dedicandosi a un compito misterioso e immane?
Uno dei pochi romanzi di fantascienza
che abbiano lasciato una traccia indelebile nella letteratura mondiale, L’uomo
che cadde sulla Terra è un apologo amaro sul mondo di oggi e (probabilmente) di
domani, la storia disperata di un «alieno» in ogni senso, che in una celebre
trasposizione cinematografica ha preso il volto inquietante e commovente di
David Bowie.
L'AUTORE
Walter Tevis è nato il 28 febbraio del 1928 a San Francisco.
All’età di dieci anni una malattia
reumatica al cuore lo costringe a rimanere in ospedale un anno intero; nel
frattempo la sua famiglia si trasferisce nel Kentucky, lasciandolo a San
Francisco.
La degenza, le terapie e gli esami
spesso dolorosi, il senso di abbandono trasformano l’ospedale in un’autentica
camera delle torture; e una volta dimesso, non è meno difficoltoso integrarsi
nella tranquilla provincia kentuckiana quando si proviene da una grande città.
Da questi ricordi trarrà spunto per creare l’alieno Newton, protagonista de
L’uomo che cadde sulla terra. Inoltre Walter è timido, gracile, impacciato,
buffo (deve portare un apparecchio per i denti) e ha trovato un precoce rifugio
nei libri: tutto questo fa di lui il bersaglio naturale dei bulli della scuola,
che non gli risparmiano beffe e pestaggi.
Al liceo cambia scuola per ben tre
volte, poi si arruola in marina in tempo per prestare servizio alla base di
Okinawa, in Giappone, negli ultimi due anni della seconda guerra mondiale; una
volta congedato riesce finalmente a diplomarsi e si iscrive all’università.
Trova anche lavoro, in una sala da biliardo. Da questa esperienza scrive il suo
primo romanzo Lo spaccone (1959), che è subito un successo; due anni dopo verrà
portato sullo schermo dal regista Robert Rossen, con la sceneggiatura dello
stesso Tevis e Paul Newman e Jackie Gleason nei panni dei protagonisti.
Mentre termina L’uomo che cadde sulla
terra Tevis sta diventando schiavo dell’alcol, come il suo personaggio. Lo
rimarrà per diciassette anni, durante i quali non scriverà nulla di notevole,
ad eccezione di pochi racconti e articoli.
Non si è mai considerato un autore
“serio”, si definiva “un bravo scrittore americano di secondo livello”.
Nel 1975, però, la svolta: Walter decide
di smettere di bere ed entra in psicoterapia. Due anni dopo spinge ancora oltre
la decisione di cambiare radicalmente la propria vita: si dimette
dall’università e si trasferisce a New York, risoluto a dedicarsi soltanto alla
scrittura.
Walter Tevis se ne va per una crisi
cardiaca nel 1984, a causa del tumore ai polmoni, appena cinquantaseienne.
(immagine presa da Kataweb)
Questo libro nasce come una sorta di resoconto personale dell’esperienza trascorsa in ospedale dall’autore che per tutta la durata del suo ricovero si sentì alienato e abbandonato.
Al di là della componente
fantascientifica, è essenziale capire il nocciolo della storia: la sopraffazione
di un individuo la cui alterità non viene accettata.
Come disse Tevis, in questo libro
tramite Newton viene denunciata ciò che la società dei “normali” chiama la “punizione
riservata al diverso”.
Il diverso che è innocente, inerme, che
imbarazza troppo con la propria purezza e la propria originalità tanto da
diventare intollerabile.
CURIOSITÀ
Dal libro è stato tratto l’omonimo film del 1976, diretto da Nicholas Roeg, con protagonista David Bowie.