TITOLO: Aurora
AUTORE: Raffaele Scotti
GENERE: Giallo/Pulp
CASA EDITRICE: Kataweb
Trama:
Una rapina in un centro commerciale alla
periferia di Roma, dà il via a una nuova impresa di sei malviventi dalle ignote
identità che dovranno affrontare un misterioso nemico, forse riemerso dal
passato. Sulla loro strada non ci saranno solo dodici preziose statuette
raffiguranti il Buddha e legate a un oscuro culto, ma anche l’ignoto destino
della piccola Aurora, una bambina di appena dieci anni la cui sorte sembra
essere destinata a intrecciarci con la loro.
Il romanzo si ispira alla Pulp Fiction
di Tarantino e ne riproduce tutti i cliché. La storia, tuttavia, ambientata in
Italia e costruita su personaggi reali conosciuti dall’autore, anche lui
raffigurato da uno dei protagonisti, attraverso la dimensione fantastica del
romanzo assume il carattere di un racconto autobiografico e paradossale.
Il titolo del romanzo delinea subito chi
è la protagonista.
Aurora, una bambina che suo malgrado si
trova al centro di una serie di eventi che tracceranno il suo destino incerto
fino alle ultime pagine.
Co-protagonisti di questi eventi rocamboleschi
sono l’ispettore Franchi, sei criminali le cui identità restano ignote per
tutto il libro e una rosa di personaggi molto caratteristici, tutti a caccia di
dodici misteriose statue raffiguranti Buddha.
Più che un giallo/pulp lo definirei un
poliziesco all’italiana, perché per scrivere un giallo/pulp occorre seguire
delle regole molto ferree che in questo libro non si ritrovano.
L’azione c’è, il ritmo a volte si perde.
Alle descrizioni si alternano dialoghi
molto serrati e anche scene un po’ ironiche.
Non ci sono personaggi del tutto buoni
né cattivi, diciamo che sono le situazioni che si creano a determinare i
destini dei protagonisti.
Mi è piaciuto?
Sì e no.
Sì perché la storia ha del potenziale.
No perché la narrazione svolta al presente non mi ha aiutato a immedesimarmi con lo svolgimento della storia e i personaggi: non amo i racconti “in presa diretta”, sono una lettrice convinta che la migliore narrazione esistente sia quella svolta al passato.
Sì perché la storia ha del potenziale.
No perché la narrazione svolta al presente non mi ha aiutato a immedesimarmi con lo svolgimento della storia e i personaggi: non amo i racconti “in presa diretta”, sono una lettrice convinta che la migliore narrazione esistente sia quella svolta al passato.
Altrimenti si parla di cronaca in
diretta, non di narrazione letteraria.
Ci sono, a volte, piccoli refusi
(esempio: “valli a capirei” oppure “resa dei coni”) e qualche errore (per
esempio l’uso delle virgolette riportate e la mancanza totale di punteggiatura
per le battute dei dialoghi) che non rovinano la storia ma che di sicuro
potevano essere corretti con un buon lavoro di revisione.
“La prima cosa che farò” aggiunge il Tetto calmo attirando
l’attenzione dell’uomo, “Dopo averti immobilizzato, ovviamente, è farti vedere
come li uccido.
Così morirai con la certezza di esserne stato la causa” e gli
sorride.
Alcuni clienti cominciano a mormorare delle proteste e intimano all’uomo
di tirarsi indietro, gli dicono che è solo una rapina e che li lasciasse fare,
perché se ne sarebbero andati dopo.
L’uomo fissa allora la ragazzina che il malvivente aveva chiamato
Aurora e nota che non è più imbronciata, ma lo sta fissando. “Vuoi usare me?”
sussurra Aurora avvicinandosi, “Prendimi pure. Ma ti avviso, i miei padri sono
molto protettivi e non so se te la farebbero passare liscia”.
L’autore risponde:
1-Chi è Raffaele Scotti?
Descriviti usando cinque aggettivi.
Realista, determinato, sognatore,
affidabile, metallaro!
2-Cosa significa per te
scrivere?
Parafrasando Svevo, ‘scrivo per
conoscermi meglio’. È tutto nato così, da semplici annotazioni quotidiane,
sotto forma di diario, che nel tempo si sono trasformate in piccoli racconti,
attraverso la semplice imitazione, divenuti poi riflessioni personali,
ragionate, quindi storie vere e proprie in cui qualsiasi lettore potesse
trovare qualcosa di suo.
3-Come scegli i personaggi dei
tuoi libri?
‘La storia’ arriva sempre sotto forma di
un'azione che si forma nella mia testa. Il passo successivo è chiedersi chi la
metterebbe in atto o la subirebbe. Uomo o donna che sia, età e quant'altro caratterizza
un personaggio, sono la conseguenza del concatenarsi delle azioni successive
che quel primo evento ha innescato.
4-Ti immedesimi nei personaggi
che crei?
Sì. Credo che un personaggio di un
racconto porti sempre qualcosa del proprio autore. Il suo modo di pensare o
agire in determinati momenti, per esempio, ma anche cosa non farebbe o non
penserebbe nello stesso frangente.
5-Che tipo di scrittore sei:
metodico o istintivo?
Sicuramente istintivo. Quando scrivo,
butto giù parole su parole senza contare errori, tempi di narrazione, incastri
di situazioni e personaggi. Lascio, insomma, che quelle azioni di cui scrivevo
prima si susseguano e trovino il loro naturale incastro. Solo successivamente,
quando il fiume si è esaurito, rivedo il tutto secondo lo schema classico del
togli, aggiungi, cambia con tutti gli ovvi limiti di un’auto produzione in un
cui sei l’unico attore.
6-Tra i libri che hai scritto
a quale sei più legato?
Rebellion. Volevo affrontare un tema
diverso dal solito e credo di esserci riuscito. Scrivere la stesse cose, alla
fine, stimola poco l’immaginazione e confesso di aver voluto affrontare il tema
di questo romanzo anche per mettermi alla prova. L’urban fantasy, così come lo
ha classificato un agente letterario che ne ha curato l’editing, è stato solo
il pretesto per scrivere un libro sul libero arbitrio, tema, questo, che nella
mia vita da adulto mi ha dato molto su cui riflettere.
7-Come nascono le storie che
scrivi?
Leggendo libri, guardando film o
ascoltando notiziari. Qualche volta ho scritto anche su richiesta, per concorsi
specifici con temi ben delineati, ma il grosso arriva dall'esterno, dal
modo in cui mi tocca o mi porta a certe riflessioni, che trovano poi nella
forma della metafora narrativa il loro compimento.
8-Quali sono le difficoltà che
incontri quando scrivi?
Trovare le parole o le espressioni
giuste non è mai facile, anche perché quando è tutto nella tua testa, sembra
funzionare, poi, mettendo nero su bianco, ti rendi conto che non è così
scontato come credevi. Se scegli poi un tema particolare devi fare ricerche mirate
anche solo per scrivere mezza pagina che sia coerente e logica. L’auto
produzione ti dà tanta libertà in questo, ma è limitante proprio
perché non puoi contare su un team di supporto come un normale scrittore con
una casa editrice alle spalle.
9-Per scrivere le tue storie
ti ispiri mai a fatti reali?
Come scrivevo prima, sì. La realtà c’è
sempre. Magari viene alterata dalla forma narrativa fantasy, horror o thriller
che sia, ma l’ispirazione è sempre reale. Non sono, insomma, uno di quelli
che se le sognano di notte!
10-Quali sono i tuoi progetti
per il futuro?
Sto lavorando con un’artista del quiling
– una forma d’arte che consiste nell'uso di strisce di carta che vengono
arrotolate, modellate ed incollate insieme per creare disegni decorativi e
oggettistica varia – per la realizzazione di un libro per bambini. L’idea
è quella di una favola, un racconto breve, che si accompagni a illustrazioni –
scenografie e personaggi - create con la tecnica del quiling.
Grazie per aver accettato di
rispondere alle mie domande!
Nota biografica:
Raffaele Scotti è nato a Napoli nel 1975. Parallelamente alla sua
attività di scrittore, lavora come informatico. Dal 2009 è iscritto al
sito ilmiolibro.it e
ha pubblicato 9 romanzi (dei generi horror, fantasy, thriller), una raccolta di
racconti brevi e due fumetti come sceneggiatore.
Alcuni suoi racconti sono finiti su raccolte on line di alcuni siti,
come arpanet.org (catalogo,
sezione pulp).
Nel 2014 ha vinto come sceneggiatore del fumetto “Immortal”, tratto da
un suo racconto breve, un contest organizzato dalla Scuola Internazionale di
Comic e il miolibro.it, con
premiazione al Romics.