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La letteratura horror


La letteratura horror, o dell’orrore, è un genere abbastanza giovane il cui nome deriva dal latino e significa “capace di generare meraviglia o ribrezzo”.
Gli elementi principali dell’orrore sono due: il fantastico e il soprannaturale, entrambi collocati in atmosfere cupe, inquietanti e misteriose.
Per essere considerato horror, un libro deve avere almeno due di queste caratteristiche:

-presentare come reali eventi che invece sono irrazionali e sovrannaturali;
-avere per protagonisti personaggi inverosimili dotati di poteri straordinari e di una formidabile intelligenza malvagia;
-ritardare lo scioglimento della vicenda attraverso digressioni descrittive per accrescere la tensione e dare molto spazio alla psicologia dei personaggi umani, al loro vissuto e spesso al loro passato che torna in forma di sogno o incubo;
-ambientare le storie in luoghi bui e claustrofobici.


La particolarità di questo genere è il fatto di essere nato alla fine del Settecento, con il romanzo “Il castello di Otranto” di Horace Walpole, ovvero nel periodo storico che dall’Illuminismo conduceva verso l’Ottocento detto anche il Secolo delle Scienze: mentre infatti la società si spingeva a scoprire il mondo attraverso la razionalità, molti artisti e scrittori preferivano invece un ritorno ai sentimenti e all’irrazionalità.
Questa spinta da una parte produsse il Romanticismo e dall’altra il movimento Gotico (così chiamato in onore della corrente artistica medievale che diede vita alle più splendide cattedrali europee) che è stato il padre del genere horror.

L’horror, oltre a Walpole, vanta due genitori molto illustri.
La prima è stata la scrittrice Mary Shelley con il suo indimenticabile Frankenstein, dove per la prima volta appare anche un abbozzo del futuro genere letterario della fantascienza, e poi Edgar Allan Poe che delineò tutti i temi che caratterizzeranno la narrativa dell'orrore fino ai nostri giorni, tranne quello dell'orrore cosmico dell’ignoto, che sarà invece creato e sviluppato dallo scrittore Howard P. Lovecraft.
Dopo un grande successo con autori come Bram Stocker, Robert W. Chambers, Robert Louis Stevenson, Ambrose Bierce e tanti altri, l’horror nel Novecento iniziò a mescolarsi con il fantasy (un esempio è Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tokien) e la fantascienza finendo così per perdere alcuni dei suoi tratti distintivi e trasformarsi da genere libresco a genere di racconto a causa della brevità di molte opere fino agli anni Settanta.

In questo decennio si affacciano sulla scena nuovi autori che recuperano il vecchio genere horror e gotico e si afferma il nuovo padre dell’orrore contemporaneo, Stephen King, che riesce non solo a unire tutti i temi toccati dagli autori ottocenteschi ma inserisce elementi contemporanei, originali, inaspettati e introspettivi che avvicinano in modo nuovo l’horror alla realtà creando così una magia che riporta definitivamente il genere in auge.