TITOLO: La lunga strada verso te
AUTORE: Francesca A. Vanni
GENERE: Narrativa
CASA
EDITRICE: Streetlib Selfpublishing
Trama:
Innsbruck, 1938.
Sullo sfondo politico dell’Anschluss,
nel cuore di un’Austria destinata ad essere annessa alla Germania nazista le
vite di due uomini, Benjamin Rosenthal e Frederik Van Horne, ebreo il primo e
dissidente politico il secondo, sono destinate a cambiare per sempre.
La guerra travolgerà entrambi,
separandoli crudelmente l’uno dall’altro.
Benjamin sarà infatti catturato dai
soldati tedeschi e deportato a Dachau, il primo campo di concentramento
progettato e costruito dal regime di Hitler, mentre Frederik dovrà fuggire e
lottare coraggiosamente per cambiare le sorti del conflitto più atroce della
Storia.
Come finirà?
Cos’avrà in serbo il destino per
Benjamin e Frederik?
Riusciranno a sopravvivere e ritrovarsi?
Che senso ha scrivere un libro sulla
Shoah?
Ne sono stati scritti tanti, esatto?
Secondo me invece non è così, non ne
sono stati scritti abbastanza né saranno mai scritti abbastanza libri su questo
argomento così difficile da affrontare la cui memoria deve essere perpetrata:
per questo motivo sono contenta quando uno scrittore si cimenta nel raccontare
qualcosa che riguardi l’Olocausto.
E lo scrittore, anzi la scrittrice del
libro che sto per recensirvi è Francesca A. Vanni già autrice di romanzi
storici, libri di narrativa, libri per ragazzi e saggi molto interessanti di
cui vi ho parlato sul mio blog.
La lunga strada verso te comincia in
Austria, poco tempo prima dell’annessione alla Germania nazista.
La scelta di cominciare la storia nel
1938 serve per introdurre il lettore nella narrazione in modo graduale, facendo
percepire lo stridore fra la distruzione portata dai tedeschi e l’assoluta
indifferenza dei cittadini austriaci (non tutti, per fortuna) di fronte al
nuovo imminente conflitto.
Benjamin e Frederik sono innamorati
sinceramente l’uno dell’altro e desiderosi di scoprire quello che il mondo avrà
in serbo per loro.
L’ottimismo che anima i loro cuori viene
però spazzato via appena due anni più tardi, quando le loro vite saranno
sconvolte, distrutte e separate dalla guerra e ad entrambi non resterà altro se
non lottare disperatamente e resistere, nutrendo la speranza di riuscire un
giorno a ritrovarsi.
La scelta di scegliere due personaggi
omosessuali secondo me è stata molto bella e coraggiosa, dà al libro quel
qualcosa in più che me l’ha fatto amare particolarmente.
Le sorti di Benjamin e Frederik saranno
diverse: Benjamin finirà a Dachau, il primo campo di concentramento creato dai
tedeschi, e Frederik invece raggiungerà Londra dove sarà coinvolto
nell’ambizioso progetto di decriptare la macchina Enigma che permetteva ai
nazisti di comunicare i loro messaggi senza essere intercettati dai nemici.
Il romanzo non si ferma alla fine della
guerra, ma va ben oltre portandoci persino negli Stati Uniti.
E di più non dico.
Di questo romanzo della Vanni ho amato
tutto.
Lo stile è fresco, scorrevole e anche
nei momenti più drammatici l’autrice riesce a dare il giusto spessore alla
narrazione senza risultare ridondante.
I personaggi sono descritti in modo
dettagliato e incarnano ciascuno le proprie idee, i propri valori giusti o
sbagliati che siano: grazie ad essi l’autrice ci trasmette il messaggio che la
guerra, da qualsiasi parte la si veda, è sempre sbagliata e che per
fronteggiarla e fermarla occorre essere persone di cuore, forti e coraggiose.
Dal punto di vista storico ho trovato il
libro ben approfondito e molto dettagliato, soprattutto ho apprezzato come
l’autrice abbia inserito personaggi realmente esistiti (alcuni di questi sono
il Primo ministro inglese Churchill, il fisico Alan Turing e il gerarca nazista
Adolf Eichmann) mescolandoli con naturalezza ai personaggi da lei inventati.
Per concludere, ciò che forse ho più
apprezzato del libro sono due cose: il messaggio di speranza che trasmette e la
volontà di Benjamin di tramandare ai posteri la memoria di ciò che è stato,
volontà che dovrebbe animare anche tutti noi.
L’autrice
risponde:
1-Perché hai deciso di scrivere questo libro?
È cominciato un po’ come una sfida, volevo
affrontare un periodo storico a me non consono in quanto di solito i miei
romanzi sono ambientati nella Roma dei nostri antenati.
Mano a mano che procedevo con le
ricerche, tuttavia, è nata anche la necessità di contribuire in qualche modo a
perpetrare la memoria della Shoah, soprattutto quando mi sono resa conto
dell’espandersi del negazionismo storico soprattutto fra i giovani.
È stato quindi tanto una sfida quanto un
dovere morale.
2-È stato facile scrivere questo libro?
No, affatto.
Ci sono stati momenti in cui ho dovuto
forzare la mia coscienza e costringermi a scrivere determinate cose,
soprattutto quando ho fatto entrare in scena i personaggi di Helmut Hilderg e
Adolf Eichmann.
3-Cambieresti qualcosa del libro?
Sul serio mi fai questa domanda?
Essendo io l’autrice della storia,
troverò sempre qualcosa che non va, che magari avrei voluto ampliare,
cambiare... penso sia normale, perché uno scrittore insegue sempre la
perfezione.
A un certo punto, tuttavia, deve anche
sapersi fermare e consegnare al pubblico la sua creazione.
4-Perché hai deciso di inserire nella narrazione il personaggio di
Anne?
Volevo far vedere la guerra anche
attraverso gli occhi innocenti di una bambina, per far capire meglio al lettore
quanto essa sia assurda e sbagliata.
5-Sei una scrittrice eclettica: come mai ti approcci a generi tanto
diversi?
Non sono io che mi approccio a loro,
sono loro che si approcciano a me!
A parte gli scherzi, io ho delle idee e
provo a svilupparle: se prendono vita, allora nasce un libro.
E poi non credo che uno scrittore debba
autolimitarsi, è il pubblico semmai che deve liberarsi dai pregiudizi e capire
che se un autore scrive un libro giallo e poi magari un romanzo rosa è sempre
lo stesso autore e non per questo non deve più essere letto.
Mi viene in mente, infatti, il caso
delle ingiuste critiche mosse alla scrittrice J. K. Rowling: ha voluto scrivere
romanzi non fantasy? Per me ha fatto bene, non può essere a vita solo la mamma
di Harry Potter!
6-Che autori prediligi?
Per le letture anche lì sono eclettica,
se mi piace un libro lo leggo e basta.
Se invece parliamo della mia formazione
di scrittrice allora i miei autori di riferimento sono Umberto Eco, Stephen
King, Valerio Massimo Manfredi, Victor Hugo e Danila Comastri Montanari.
7-Per te i libri sono...?
Un universo in eterna evoluzione, sono la
memoria e il futuro.
Come dicevano i latini: verba volant,
scripta manent.
8-Che progetti hai per il futuro?
Scriverò altri libri, ma non voglio
svelare niente al momento.
Citando Yoda: sempre in movimento, il
futuro è.
Grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande!
Grazie a te che mi hai intervistata e
hai anche letto il mio libro, sei stata gentilissima!