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Statico di L.A. Witt



Titolo: Statico
Autore: L. A. Witt
Genere: LGBT / m/m
Casa editrice: Triskell

Trama
Durante i due anni passati insieme, Alex ha sempre temuto il momento in cui Damon avrebbe scoperto la verità, ovvero che lei è un mutagenere, quella piccola percentuale della popolazione in grado di cambiare sesso a piacere. Grazie a un impianto che le è stato messo contro la sua volontà, però, Alex si risveglia improvvisamente statico, ovvero non riesce più a cambiare da un genere all’altro, e bloccato nella sua forma maschile. Nel giro di una notte, la sua doppia natura viene rivelata a un mondo che non capisce né tollera quelli come lui… e al suo fidanzato eterosessuale.
Damon rimane sbalordito nello scoprire che la sua ragazza è un mutagenere e si spaventa a morte per i notevoli rischi a cui la espone l’impianto che le è stato imposto. Si rifiuta di abbandonarla, ma che ne sarà della loro relazione? Lui è etero e Alex è intrappolata nella sua forma maschile, perché rimuovere l’impianto è troppo costoso e pericoloso.
Derubato di metà della propria identità e costretto ad affrontare complesse conseguenze fisiche e sociali, Alex ha bisogno più che mai di Damon, ma non vede una via d’uscita da quella situazione.
Specialmente se sarà costretto a restare statico per sempre.


Il libro è interessante, introduce il tema del gender fluido attraverso l’escamotage dei “mutagenere” (persone che mutano sesso a seconda delle loro necessità) e racconta quella che alla fine si rivela una più o meno piacevole, anche se a tratti prevedibile, storia fra due uomini.
I temi che l’autrice vuole affrontare sono importanti: il pregiudizio, la solitudine, l’odio e la fiducia nel prossimo come spinta per ricominciare.
Però non ci riesce, si ferma solo alla superficie e si lascia trascinare dalla fretta di vedere come si concluderà la storia fra Jason (l’alter ego maschile di Alex) e Damon.
Ed ecco qui altri due punti a sfavore della storia.
Il primo è il tema dell’alcolismo, di cui non c’era affatto bisogno.
Alex è un’alcolizzata (come se l’autrice ci stesse dicendo che in fondo non si accetta come mutagenere) e a Damon questa condizione non dispiace, anzi sembra accettare di più una fidanzata dedita alla bottiglia che un fidanzato.
Il secondo è l’uso dei POV che praticamente congelano la narrazione, perché tolgono via la fluidità della storia.
Alla fine il libro mi ha lasciata così, con tanti dubbi lasciati in sospeso e la sensazione che l’autrice si sia bruciata quella che poteva essere un’ottima occasione per scrivere una grande storia.