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Il garzone del boia di Simone Censi



TITOLO: Il garzone del boia
AUTORE: Simone Censi
GENERE: Thriller, Storico
CASA EDITRICE: Elison Publishing

TRAMA:
Ambientato nell’Italia dell’Ottocento, “Il garzone del boia” è la storia romanzata del più celebre esecutore di sentenze capitali dello Stato Pontificio, Giovanni Battista Bugatti detto Mastro Titta, raccontata dal suo aiutante, comprato per pochi soldi dalla famiglia di origine per farne il proprio garzone.
Una visione assai diversa, a volte in contrasto con quella del proprio Maestro che vede il mestiere del boia come una vocazione, mentre per il buon garzone è solamente una scelta obbligata dalla quale fuggire alla prima occasione.
Gli eventi si susseguono tra le esecuzioni di assassini e le storie vissute dai protagonisti o raccontate dal popolino sotto la forca.
Il Maestro cresce il proprio aiutante iniziandolo anche alla lettura e alla scrittura, così che il romanzo presenta una doppia stesura.
Una prima, in corsivo, fatta dall’aiutante alle prime armi, con un linguaggio spesso forte e colorito e una seconda riscrittura, quando oramai avanti con l’età su consiglio del suo analista, riprende in mano questa storia per fuggire dai fantasmi che ancora lo perseguitano.




Simone Censi mi ha guidata in un viaggio con più prospettive, dai risvolti spesso inaspettati.
In questo romanzo dove niente si dà per scontato infatti ci muoviamo nell’Italia dell’Ottocento dove il Risorgimento è pronto a compiersi e dove le lotte di classe accentuano sempre di più un clima angusto, fatto di rivalse, vendette e crimini.
In questo crescendo Mastro Titta e il suo aiutante, il cui nome resterà celato al lettore per tutta la durata del libro, si muovono attraverso lo Stato Pontificio per eseguire le condanne capitali di alcuni tra i più efferati criminali.

“Partimmo di notte neanche fossimo stati fuggiaschi, ammantati in lunghe cappe, Mastro Titta aveva già preparato il carro, la mula Ortensia e tutto il necessario.
All’epoca era un vero e proprio viaggio denso di pericoli e insidie, fatto di lunghi spostamenti per strade al di fuori di ogni controllo, dove qualsiasi incontro poteva rivelarsi arrischiato.”

La narrazione viene svolta dal giovane aiutante, appunto il garzone che dà titolo al libro, e si alternano tre visioni dei fatti: quella del Mastro Titta, a volte cinica ma sempre molto lucida, quella del ragazzo che ancora sa molto poco del mondo e spesso vorrebbe fuggire da una professione che reputa troppo cruenta, e quella dei condannati a morte (sempre raccontati dalla voce del garzone) le cui storie sono ricostruite con grande minuzia.

“Fu così che una volta entrati e seguite le orme lasciate a terra che si rincorrevano per tutta la casa come se qualcuno fosse scappato inseguito dal demonio, trovammo al primo piano, nella stanza da letto, il misfatto.
Alla vista di tutta la gendarmeria e del gran trambusto causato per fare irruzione nella casa, più di un curioso s’andò accostando, cercando pure di entrare in casa del merciaio e salendo le scale.
Felìcita, la moglie del Treca, stava a letto con un'altra donna più grande, identificata poi come sua sorella che era stata accolta in casa dalla coppia una volta divenuta vedova e rimasta sola.
La cosa più sconvolgente era che in compagnia delle due donne che stavano distese e discinte, vi era un terzo allungato a lato del letto in una pozza di sangue.
I birri cercavano in ogni modo di allontanare i curiosi accorsi per il tanto clamore, ma la gente che si era affollata attorno aveva già capito tutto e la notizia di bocca in bocca già si diffondeva.”

Lo stile dell’autore mi è piaciuto molto: è scorrevole, minuzioso ma non noioso, mai banale e anche molto umano.
Lascia infatti al lettore la possibilità di giudicare cosa sia giusto e cosa sbagliato, e mano a mano che la narrazione procede ci si immerge sempre di più nei pensieri del protagonista fino a quando non si riesce più a fare a meno di continuare la lettura per scoprire cosa accadrà.
Rileggerei più che volentieri questo libro, e spero che Simone Censi si cimenti presto in un’altra avvincente opera.


L'autore risponde:

1-Da dove è nata la tua passione per scrittura?

È nata a quindici anni grazie alla letteratura gotica, da Walpole a Stoker e Lovecraft, passando per Shelley, Polidori e Poe. Poi chiaramente ho sperimentato anche altro, con il Garzone del Boia siamo nel genere storico, ma come ambientazione e argomento credo di essermi portato dietro qualcosa.

2-Come hai scoperto la figura di Mastro Titta?

La figura del boia in questione è divenuta oramai leggenda, dai modi di dire popolari come “Mastro Titta passa ponte” poiché a lui non era permesso di circolare liberamente in città e se lo faceva doveva essere per forza in veste ufficiale quindi c’era in programma un’esecuzione ad Aldo Fabrizi che lo interpreta magistralmente nel Rugantino.

3-Il tuo romanzo mi ricorda un po’ il “Nome della Rosa”: sei stato ispirato da quest’opera o hai attinto da altri romanzi?

Fuochino. Il Garzone del Boia s’ispira a delle pubblicazioni a puntate fatte dalla Casa Editrice Perini di Milano agli inizi del novecento a firma anonima. Si presuppone che la penna fosse di Ernesto Mezzabotta che era uno dei migliori scrittori del Perini. A sua volta questo scritto è stato eseguito seguendo il taccuino che lo stesso Mastro Titta andava compilando dopo ogni esecuzione, indicando data, luogo dell’esecuzione, nome del condannato e la colpa. Dico fuochino perché l’idea della doppia stesura del romanzo, la prima fatta da un garzone giovane che sta imparando a leggere e scrivere e racconta in modo sboccato, irriverente e crudo le vicende narrate e la seconda, fatta dal Garzone oramai anziano e con una certa cultura alle spalle, l’ho presa sempre da Umberto Eco ma non dal “Nome della Rosa” ma dal “Baudolino”.

4-Quale è stata la parte più difficile nella stesura di questo libro?

La parte difficile è stata proprio la doppia stesura, la ricerca dei termini migliori da utilizzare, il cercare di realizzare un dialetto che non fosse specifico di un luogo e al tempo stesso fosse facilmente comprensibile a tutti. Allo stesso modo anche le ricerche fatte sui vari luoghi dell’Italia centrale dove il romanzo è ambientato, ricostruire gli scenari dell’epoca. Si pensi solo il dover ricostruire i percorsi fatti da Mastro Titta e il suo Garzone per la via Cassia – Francigena andando verso Firenze, partendo da Baccano, all’epoca ritrovo di briganti e assassini, fino ad arrivare a Siena, oppure la via Flaminia da Narni a Terni o svoltando a Nepi per poi raggiungere Foligno e arrivare fino a Fano sull’Adriatico.

5-Hai avuto difficoltà a reperire i documenti storici che ti hanno fornito le informazioni di cui necessitavi per la stesura?

Le difficoltà sono state molte ma niente che non si possa reperire gratuitamente in rete, basta avere molta pazienza e sapere cosa andare a cercare.
6-Cercando in rete, ho scoperto che sei uno scrittore eclettico, scrivi poesie, scrivi racconti: come riesci a destreggiarti tra i vari generi?
Basta non pensarci. Non avere un genere prestabilito, non avere un marchio che ti possa etichettare in qualche modo. Il Garzone è stato bellissimo scriverlo, pensate che ero indeciso tra Mastro Titta, Henri Sanson che è il più famoso boia francese e Albert Pierrepoint che è il più famoso boia inglese che misurava il collo dei condannati con un metro da sarto per calcolare la lunghezza della fune da utilizzare. Poi chiaramente Mastro Titta ha sbaragliato la concorrenza, però non penso che ci sarà un seguito. L’altro romanzo che ho scritto è Amico, Nemico. un romanzo di formazione che parla degli abusi su minori nelle scuole cattoliche irlandesi, se pubblicherò altro sarà perché ho trovato una storia da raccontare a prescindere dal genere che sarà.

7-Il tuo romanzo “Il garzone del boia” ti è valso nel 2013 il secondo premio letterario “Giuseppe Matarazzo”: per te quel premio è stato un punto d’arrivo o di partenza?

Il Garzone che ho presentato a quel Premio era la prima stesura e lontanissimo da quello che poi ho pubblicato. Pensate che il vincitore di quell’edizione è stato Francesco Grasso che ha anche vinto due volte il Premio Urania. Arrivato secondo mi sono detto: “ma dai! Non è che niente niente …”

8-Gli occhi scrutavano nel buio della notte scarsamente illuminata dalla luce fioca della luna, lunghe ombre silenziose si allungavano come adunchi artigli pronti a ghermire la preda… come porteresti avanti questo incipit?

Nonostante le raccomandazioni della locandiera lasciai la stanza e scesi le scale. Le vecchie finestre di legno lasciavano danzare le tende mosse dal vento che filtrava dove l’intelaiatura marcita stava cedendo. Nel modulare la luce lunare, sembravano disegnare fantasmi a mezz’aria. Nel bel mezzo della sala centrale con la schiena arcuata, vidi un lupo che stava eretto con le zampe di dietro ben piantate a terra. Fiutò subito nell’aria la mia presenza, mostrandomi i canini affilati e scrutandomi con occhi di fuoco, cercai di arretrare trattenendo il respiro e poi risalii a perdifiato le scale sentendo, a ridosso del mio, l’irregolare passo della bestia che guadagnava terreno. Richiusi l’uscio alle mie spalle, ma subito mi accorsi che la porta non era arrivata a fine corsa, due artigli si erano insinuati nell’apertura e facevano leva per aprire. Puntai entrambi i piedi e con un colpo secco richiusi. Un ululato mi gelò il sangue nelle vene. Passai la notte insonne, spalle all’entrata, con una pallottola d’argento targata Russo nella canna del mio revolver. Russo fabbricava per noi del giro pallottole adatte a queste occasioni. Gliela piantai in testa la mattina seguente mentre la locandiera che puzzava di cane bagnato era goffamente intenta a servirmi del tè con due falangi in meno.

9-Che rapporto hai con il mondo letterario?

Questo sconosciuto. Mi piace scrivere e partecipo a concorsi letterari che per me sono come andare in palestra. Poi ogni tanto ne vinco qualcuno e finisce che pubblico un romanzo. Con il Garzone del Boia è andata così.

10-Che progetti hai per il futuro?

Sono un marito e un padre, faccio un bellissimo lavoro che non cambierei, scrivo per passatempo che non vuol dire farlo male o in maniera approssimativa. Faccio altro di mestiere ma sono già al lavoro con il prossimo romanzo.

Grazie per aver accettato di rispondere alle mia domande!


E’ stato un vero piacere e spero di risentirti presto con la prossima pubblicazione.